Nuove pubblicazione dal Web
Patrizia Cadau
Chissà se è veramente l'amore che ci sceglie.
L'anteprima di questo nuovo libro di narrativa, in selfpub dalla community ilmiolibro.it, promette bene.
Una madre che si viscera per colmare vuoti possibili nella vita della figlia.
L'autrice sceglie la forma della "colonna giornalistica" per la sua narrazione, forse per sottolineare la volontà di lasciare una traccia storica di se, di abbondare con le memorie, e devo dire che non stona con il contesto, seppur sia una scelta stilistica difficile. Ma a me il non conventional piace (soprattutto quando è supportato da una buona penna).
E' una lettura molto intesa e a tratti frenetica ma rende perfettamente l'idea della "necessità" del dire.
Vi lascio l'anteprima.{C}
Potete acquistarlo direttamente dalla pagina de ilmiolibro.it
Buona Lettura
Sarah
Da pochi giorni è stato proclamato il vincitore del 2012 del concorso ilmioesordio, collaborazione stretta tra il portale ilmiolibro.it e la scuola Holden.
Salta subito all'occhio, almeno al mio, che si tratta di un libro scoperto direttamente dalla stessa Scuola e non da un talent scout della community, perchè? Non dovrebbero essere i libri votati e scelti dalla community a essere portati sotto il naso della scuola Holden?
Purtroppo ho letto solo le prime 32 pagine visto che non era tra i libri che avevo notato in qualità di talent scout e questo mi limita molto nelle considerazioni sul testo.
Subito noto però che la scuola Holden ha scelto qualcosa che appare fuori dai canoni della scrittura e questo lo si evince dall'editing del testo che non ha nulla a che vedere con qualcosa di "usuale" e formalmente corretto. Vogliamo parlare della pagina 26? Dove è la punteggiatura? Mah...
Mi sembra di aver trovato nuovamente in podio un libro dalle stesse fattezze degli altri: profondità del testo e disincanto.
Ma perchè in Italia non si può avere qualcosa di alternativo? Perchè non consideriamo altri testi più freschi? Sembriamo fossilizzati in una specie di mito del libro di spessore e che il libro di spessore sia solo quello che parla di corruzione, guerre, tragedie greche e chi più ne ha più ne metta.
Sono sicura che potendo leggere Aumarais trarrei anche io una bellissima visione e che mi lascerebbe probabilmente la sensazione di "essere un buon libro", ma visti i titoli in concorso mi sento di riflettere, con una serie mezz'ora di silenzio, su coloro che sono stati ignorati.
Ecco le motivazioni della Scuola e una breve sinossi tratta dal sito della communty ilmiolibro.it:
"Un piccolo villaggio nel cuore dell’Europa e della Storia. Il figlio di un contadino torna dalla guerra con la lettera di un soldato ussaro, e la promessa di una grande ricchezza.
In verità il suo ritorno coincide con le molte storie che sono il tessuto umano del villaggio. Il romanzo è segnato da uno stile paratattico molto incisivo e da una percezione della varietà dell’esistenza di raro vigore".
Con questa motivazione Feltrinelli Editore ha assegnato al romanzo Aumarais di Francesco Fracassi il Premio ilmiolibro - Feltrinelli Editore per l'anno 2012. L'autore verrà premiato con la pubblicazione dell'opera, con il supporto di un'importante tiratura.
Per Scuola Holden, che ha selezionato Aumarais inserendolo nella lista dei finalisti, la scrittura di Fracassi "è un'invenzione continua, poetica, tanto pensata da sembrare naturale. Milto, la signorina Madelon, il bambino Gael, nel presente; e nel passato ancora Milto, la sua famiglia che coltiva peschi, i peschi che si ammalano, una ragazza giapponese che si chiama Kaede e la guerra che arriva e cambia tutto. Si resta affascinati, sorpresi, come davanti a un bandoneon*".
Se qualcuno ha letto il testo per intero lo pregherei di farmi sapere la sua considerazione.
S.
(*Il bandoneón, chiamato bandonion dal suo inventore, il musicista tedesco Heinrich Band (1821-1860), è uno strumento musicale della famiglia degli strumenti ad ancia, con mantice, come la concertina e la fisarmonica; può essere diatonico o cromatico. Il bandoneón è lo strumento fondamentale delle orchestre di tango argentine. Nacque originariamente come strumento per la musica sacra, per accompagnare i canti durante le processioni, in contrasto con il suo parente più prossimo, la Concertina (Konzertina), strumento considerato più popolare. Gli emigranti tedeschi portarono questo strumento con loro, all'inizio del XX secolo, in Argentina, e qui rapidamente incontrò grande successo, e fu presto inserito nel contesto della musica locale. Fonte Wikipedia)
Il Bianco e Il nero è un cammino interiore verso il se ricercato. Alex, il protagonista, attraverso le sue vicissitudini e i momenti lunghi una vita comprende l'importanza del dono della vita. Chiacchera il suo cuore attraverso le parole del nonno, l'acidità della madre e le preoccupazioni del padre. Il fine ultimo è trovare se stessi all'interno di tutti i propri respiri e nelle sfumature che si creano mescolando il bianco e il nero. Tutto il libro è corredato da bellissime pagine disegnate a carboncino in rigoroso bianco e nero.
Tutto questo è molto bello ma ahimè io sarò la voce fuori dal coro rispetto a tutte le recensioni che ho letto su questo libro.
Lo scrittore, a mio avviso, si riconosce molto più negli ultimi tre racconti brevi, poichè gli consentono di esprimere la sua vena artistica senza troppe divagazioni.
Intendo che, dalla lettura de "Il bianco e il nero", conosco un Filippo Gigante, sicuramente in grado di scrivere, ma a tratti acerbo.
Trovo una forte corrente di ispirazione pseudo coheliana e bambareniana ( se mi posso permettere di potere in recensione Cohelo e Bambaren) che però non trova un filo conduttore nel racconto. Vi sono troppe digressioni e descrizioni che fanno perdere l'effettivo ritmo della narrazione (cito per tutti la pagina 54 in cui parla il nonno e si introduce un inciso sull'amicia che mi pare fuori contesto), una narrazione che ha una forte connotazione psicologica.
I dialoghi sembrano troppo artificiosi e costruiti a tavolino, spesso anche se a dialogare sono in due è come se si fosse in presenza di un lungo estenuante monologo. L'avrei preferito più fresco, più dinamico, non intendo dire che l'autore avrebbe dovuto cambiare il suo stile ma solo alleggelirlo.
Certo di monologhi impressionantemente belli ne conosciamo aiosa, uno per tutti Novecento di Baricco, e forse era questa la chiave che avrebbe fatto la differenza, invece l'autore ha scelto la narrazione in prima persona.
Ho come l'impressione che Gigante sia un autore che ama scrivere in immediatezza i suoi pensieri di vita, una sorta di penso e scrivo e appunto e che abbia la volontà e la capacità di affrontare tematiche importanti, di spessore: la malattia, la perdita, la famiglia, il senso dell'amicizia, ma tutti questi argomenti sembrano accozati nello stesso testo, mi danno l'impressione che il libro voglia essere un allargamento di appunti concettuali.
Se avesse scritto tutti piccoli brevi respiri contestualizzando bene il suo sentire avrebbe davvero creato una opera molto bella.
Tecnicamente: i tempi a volte non si sposano bene, le virgole sono in posti sbagliati, l'editing ahimè... pecca, i concetti non sono perfettamente puliti, per esempio: " [...] Nei suoi occhi leggo le scure sfumature della tristezza che vanno a lasciare pennellate di amarezza sul resto del viso[...]". Ho messo in evidenza l'uso del verbo che così duro e rarefatto crea un ostacolo alla lettura, se l'avesse sotituito con un semplice "lasciano", già la lettura sarebbe stata più scorrevole.
Ciò non toglie che il tema sia interessante e che l'idea con buoni accorgimenti poteva marciare meglio.
Invito comunque alla lettura di Filippo Gigante. Gli auguro di trovare la sua via e di mantenere il suo animo così pulito e bello.
Mi auguro di poter rileggere altre chiavi di lettura di F. Gigante, chiavi per la vita.
B. L.
Sarah
Con orgoglio segnalo il libro Paternity Blues di Stefano Palabra, un libro da me scoperto, come talent scout della community, entrato nella rosa dei finalisti del concorso, scelto dunque anche dalla scuola Holden di Baricco.
Io l'avevo già osannato.
Vuol dire che ho fiuto??? Un pò di autostima ci vuole.
Che bello... è una grande soddisfazione per me!!!!!
Qui la mia recensione, che potete trovare anche nel mio profilo della community Sarah Iles. Acquistate il libro.
Ciaooo
S.
Anna Bonci
Prima di lasciare una recensione è mio obbligo cercare di capire chi è l’autore, ove e quando possibile. Anna Bonci dunque ha già scritto prima de "La stirpe dei predestinati" e ha anche letto! Mi piace, sempre, trovare in chi scrive il dono della fantasia, della possibilità di fare aderire i propri mondi alla realtà, così da umanizzare i personaggi e renderli più simili agli uomini.
Forse è un difetto tutto umano, che le nostre creature debbano avere i nostri bisogni, le nostre movenze. Detto ciò la storia tiene, la storia è lunga, la storia è storia e io non voglio perdere la possibilità di dire che è un’opera che vale. Mi ha dato molto filo da torcere, poichè la lettura di un c.d. "mattone" non è cosa indifferente.
Ognuno che crede nella propria creatura deve però anche sapere quando è il momento di limare. Così ho trovato molti errori nella punteggiatura, ridondanze e a tratti troppe descrizioni. Attenzione come figli di Martin o Tolkien ci potremmo permettere pagine e pagine di descrizioni, diversamente no, non quando non c’è qualcuno che ci aiuta nell’editing. Alcune volte le caratteristiche dei personaggi possono venir fuori dai semplici dialoghi o dalle osservazioni degli altri, la descrizione di "tutto" poi diventa "troppo. Nel romanzo sembra che il dialogo fili alla perfezione, soprattutto nelle modalità di rivolgersi dei protagonisti e sembra azzeccato per la tipologia ma troppo spesso si fonde con un semplice "tu", che fa sbavare la lettura.
Quindi o conversiamo come dei guerrieri in uno pseudo medioevo o conversiamo come guerrieri del futuro.
Trovo poi eccessivo l’uso di arcaismi, se così li vogliamo chiamare, come per esempio -mirandola -erse, beh...perchè non usare guardandola e alzò? Il testo non lo richiedeva e mi sembra una ricerca del sinonimo aulico, troppo. Tutto questo per me ha momentaneamente messo in stand-by il mio giudizio. La storia, ripeto, può funzionare, ma ha un forte bisogno di una cura dimagrante.
I complimenti più vivi vanno ugualmente all’autrice per aver creato questi mondi, questa storia e i suoi personaggi così pieni di vigore e diversi. Brava!!
Buona Lettura
S.
Valentina Coscia.
Le nuove pubblicazioni di Wepub ci portano agli occhi L'ultimo Orizzonte, di Valentina Coscia. Sicuramente, visto che siamo portati sempre a fare dei paragoni, l'ambientazione ci riporterebbe al film Waterworld, e per certi versi il richiamo al mare, alla città che ha come orizzonte solo il mare sono dei must del film con Kevin Costner.
Il libro in questione è un fantasy tutto italiano che però non mi ha entusiasmato nella versione qua e là ligureggiante che l'autrice ha voluto dare.
Non amo gli schemi ma credo che più degli altri generi il fantasy ,e probabilmente l'horror, per funzionare abbiano bisogno di determinati tagli, dialoghi, personaggi. Qui, i personaggi ci sono, l'ambientazione è a dir poco geniale ma il gergo non mi piace proprio, fa perdere molto al libro, anche perchè quando sei preso dalla lettura ecco che arriva la battuta e boom torni alla cruda realtà.
Ho visto molto, nella visione di Valentina Coscia, di una serie cartoon che seguo ovvero "OnePiece", l'ho visto nelle divinità e nello spazio dedicato alle anime purganti, ho intravisto, anche, il Signore degli anelli, il terzo libro, in cui Aragorn libera le anime dopo che li hanno aiutati a combattere nella battaglia finale.
Il libro comunica arguzia dell'autrice ed è molto bello il mondo che ha creato, mi piace la visione di un mondo futuristico ancorato al passato e alle divinità ancestrali, mi piace che ci sia la lotta tra l'eroe e antieroe nella stessa persona. Le polene e i mostri marini mi hanno riportato alla mente Beowulf e I pirati dei caraibi, ma in una nuova chiave a metà tra il mito e il fantasy. Sono dunque fortemente attratta da quest'opera anche se avrei spinto molto più su alcune parti, tipo l'incontro con le divinità, perchè poi verso la fine sembra un pò troppo sbrigativo.
Credo che il fatto che mi sarebbe piaciuto leggere di più denoti che la storia è interessante.
Complimenti per l'esordio, Valentina Coscia ha una bella testa fantasy.
Buona L.
S.
Carmelo Modica
Visto che di pelo dobbiamo parlare vorrei usare questa recensione per cercare di capire come è possibile che in una community che si rispetti si possa concedere che una recensione, e dico, recensione... non commento, come quella precedente dell’utente Maria Teresa, possa essere qualificata come "Adatta" a quest’opera.
Mi mangio le mani mentre scrivo perchè vorrei dire che è davvero vergognoso che chi scrive non possa avere la possibilità di avere il giusto. Credo che se avessi letto la recensione di Maria Teresa prima ancora di aver letto il libro... beh... non avrei mai letto il libro, e avrei perso molto del bello che ho trovato. Dalla sua recensione ho solo capito che ha letto al massimo le prime venti pagine!!!
Sveglia autori...perchè non usate la testa ...e scrivete a chi di dovere...??? Santo cielo questo libro è scritto bene, è un libro pieno dei mimi della vita.
Tocca la vita, la morte, l’amore, il dolore, la velocità della vita.
Questa è la dichiarazione che fa il titolo, la vita che ti passa davanti e prima o poi ti riporta davanti al tuo passato, o lo aggiusta o lo "Sfascia" come si dice da noi in Sicilia. Leggete i racconti di Carmelo Modica, che non sono un semplice raccontino qua e là provincialotto ... sono sentiti, carichi, hanno la morale, hanno un fine ben preciso.
Questa recensione è più uno sfogo che una vera recensione, perchè non ce la faccio più a leggere sunti senza senso. Io non sono nessuno... solo qualcuno che "caspita" legge, e va in fondo alle cose....
Il libro è forte di figure che noi siciliani conosciamo bene, chi tra di noi almeno una volta al giorno non si dice "Se Dio vuole"? Bellissimo! Bellissime creature vengono fuori dalla penna di Carmelo Modica, questo non è solo un libro che può intrattenere, è un libro che deve fare riflettere. Ti lascia...che... se stai pensando all’eternità è già troppo tardi perchè ci sei dentro.
Buona Lettura
S.
Come un sottile blues questo libro ti entra nella pelle. Mi ricorda moltissimo "lettera ad un bambino mai nato" di Oriana Fallaci, soprattutto nella lucidità dell’espressione. Come una fitta, nella vita di Tommaso entra l’idea della paternità. Tommaso è giovane e sprovvisto di passaporto paterno e cercherà dunque con ogni mezzo di trovare "il visto" nel suo cervello e poi nel suo cuore. L’amore, vivido, veloce, fluido, magico, conforme a se stesso, che vive con la sua bella Anita è fatto di momenti di vento, di ginocchia che si incrociano, di sigarette consumate, baci bollenti e pelli che si scoprono. Un amore giusto, dirà. Come è giusto viverlo, senza impegni, senza inclusioni familiari, senza vivere sotto lo stesso tetto. Cosa c’è di più bello che prendere il meglio da entrambi, vivere spensierati e potersi amare alla follia? Nulla. Ma quando Anita non sarà più nella sua stanza Tommaso dovrà rincorrerla per capire, comprendere e trovare un amore più grande. Tommaso non ha paura di dire che non vuole essere padre, di non essere pronto, di non essere all’altezza, di non essere della stessa pasta paterna di cui erano fatti suo padre e suo nonno, che sentivano come un dovere nei confronti del mondo "fare un figlio". L’autore è bravissimo nel descrivere lo stato d’animo del protagonista, nello sviscerare i meandri della mente senza essere pudico di pensiero. E’ in grado di fare una pennellata dei nuovi genitori, della nostra generazione e dei nuovi figli, i figli troppo eccentrici, i figli sempre giustificati e quelli nervosi per un dente che cresce. Ci si accorge, allora, che il divario con i "figli di prima" è tanto, eccessivo, largo, che spesso i genitori non sono in grado di fare i genitori ma solo i dispensatori di consigli e frasi litaniche. Ci scrive, l’autore: "[...] Non basta un capo riga, un punto e virgola, serve assolutamente un nuovo titolo, un cambio di scenario. Si può pensare ad un impegno tale solamente quando tutto è da ripensare, cambiare, ricostruire, dotati di un indiscutibile senso del sacrificio e dell’abnegazione alla causa genitoriale, procreativa, riproduttiva. E’ una specie di disinteressato regalo alla specie umana [...]". E’ un libro suadente, che fa riflettere, che ti porta dentro la mente e dentro il dolore di un giovane che in fondo il padre lo può fare, che in fondo troverà se stesso e la gioia di avere un figlio. Un libro riuscito, bello, tenero, riflesso di un animo che si interroga, ben scritto, ben editato e da regalare, a chi è insicuro, incerto, chi tentenna o a chi è capo superbo di se stesso. In ogni modo, vi aprirà una nuova strada.
Buona Lettura
Sarah
Barbara Schiavon
Piccolo è una diminuzione, una considerazione anatomica creata dalla scrittrice Barbara Schiavon. Perchè quell’angolo di paradiso è il femminino sempre vivo e vitale, affogato nella quotidianeità o spogliato nella lussuria. La letteratura di questa silloge è fatta di sesso, passione ossessione per il corpo e per il piacere. Per non scadere nel banale giudizio etico morale è bene sottolineare che necessariamente dobbiamo inserire "Piccolo angolo di Paradiso" in una nicchia di genere, il genere erotico. E’ un modo di fare poesia che si stacca dall’amore ordinario per poggiarsi sull’amore carnale e vivido. Per evitare che si possa rimanere vittime della presenza molteplice di sinonimi e aggettivi ripetuti suggerirei di creare un modo diverso di lettura, ovvero immaginare che ogni singola poesia possa essere la descrizione del piacere di una singola donna, così da evitare la monotonia. E’ indubbio che l’autrice sia portata per queste descrizioni e che il meglio che possa lasciare è la verità lussuriosa che si cela nelle sue descrizioni e si nasconde nei desideri di ogni donna. Il mio appunto rimane nella scelta di intervallare la poesia alle immagini, più o meno spinte, non per una questione di pudicizia ma solo per finezza dell’espressione. Erotico è qualcosa che si deve immaginare e non vedere immediatamente, deve essere qualcosa che si crea nella mente di chi legge, per questo credo che la scelta figurativa interna sia sbagliata, mentre molto bella è quella della immagine di copertina. Lasciatevi trasportare nel letto di raso della poesia di Barbara Schiavon.
Buona Lettura
S.
Marga Gila
E’ una storia che vorrei trovare tra i libri là posti per essere scelti, nella più bella libreria per bimbi. L’autrice sa il fatto suo e da sola potrebbe recensirsi con obbiettività.
Io, leggendo, ho amato Timerlo Pisp e l’ho letto con il sorriso stampato.
Buffo, goffo, sporco e gnomo, non si lava mai come nei sogni di tutti i bambini. Fin dalle prime pagine si comprende l’intento e il fine del libro, si capisce come l’autrice attraverso l’operetta gnomica vorrebbe istillare nell’animo dei bambini la voglia o il pudore della pulizia, il senso dell’amicizia, la famiglia e molto ancora. Un libro per bambini che nasconde in se la didattica e che ti porta lievemente verso un finale dolce e coinvolgente.
Timerlo/Làvolo prima è gnomo felice, poi gnomo solo, poi gnomo immobile e passivo. Perde, a causa della sua testardaggine, comune ai bambini, tutto quello che ha di più caro, dagli amici, alla casa, alla famiglia. La lezione della vita non tarderà ad arrivare quando "perchiopercome" diventa creatura immobile.
La solitudine lo tempra e lo fa diventare cosa nuova, gli fa percepire la via da intraprendere. La luna e stelle saranno le cose che per prime rivedrà, insieme all’acqua e alla pulizia.
Affiancare il gran vocione e l’atmosfera giusta a questo libro non è per nulla diffcile, è un libro da leggere e teatralizzare, cosa in cui l’autrice riesce divinamente e anche solo dotandosi di parola scritta, in questo contesto. Seguite l’avventura di Timerlo e il mondo magico e immaginifico dell’autrice.
Buona Lettura.
S.
Scrittrice per ArteMuse Editore
D & M Gruppo editoriale
L'intervista
Commenta
Nessun commento trovato.