Il bianco e il nero

06.11.2012 18:39

Filippo Gigante

Il Bianco e Il nero è un cammino interiore verso il se ricercato. Alex, il protagonista, attraverso le sue vicissitudini e i momenti lunghi una vita comprende l'importanza del dono della vita. Chiacchera il suo cuore attraverso le parole del nonno, l'acidità della madre e le preoccupazioni del padre. Il fine ultimo è trovare se stessi all'interno di tutti i propri respiri e nelle sfumature che si creano mescolando il bianco e il nero. Tutto il libro è corredato da bellissime pagine disegnate a carboncino in rigoroso bianco e nero.

Tutto questo è molto bello ma ahimè io sarò la voce fuori dal coro rispetto a tutte le recensioni che ho letto su questo libro.

Lo scrittore, a mio avviso, si riconosce molto più negli ultimi tre racconti brevi, poichè gli consentono di esprimere la sua vena artistica senza troppe divagazioni.

Intendo che, dalla lettura de "Il bianco e il nero", conosco un Filippo Gigante, sicuramente in grado di scrivere, ma a tratti acerbo.

Trovo una forte corrente di ispirazione pseudo coheliana e bambareniana ( se mi posso permettere di potere in recensione Cohelo e Bambaren) che però non trova un filo conduttore nel racconto. Vi sono troppe digressioni e descrizioni che fanno perdere l'effettivo ritmo della narrazione (cito per tutti la pagina  54 in cui parla il nonno  e si introduce un inciso sull'amicia che mi pare fuori contesto), una narrazione che ha una forte connotazione psicologica.

I dialoghi sembrano troppo artificiosi e costruiti a tavolino, spesso anche se a dialogare sono in due è come se si fosse in presenza di un lungo estenuante monologo. L'avrei preferito più fresco, più dinamico, non intendo dire che l'autore avrebbe dovuto cambiare il suo stile ma solo alleggelirlo.

Certo di monologhi impressionantemente belli ne conosciamo aiosa, uno per tutti Novecento di Baricco, e forse era questa la chiave che avrebbe fatto la differenza, invece l'autore ha scelto la narrazione in prima persona.

Ho come l'impressione che Gigante sia un autore che ama scrivere in immediatezza i suoi pensieri di vita, una sorta di penso e scrivo e appunto e che abbia la volontà e la capacità di affrontare tematiche importanti, di spessore: la malattia, la perdita, la famiglia, il senso dell'amicizia, ma tutti questi argomenti sembrano accozati nello stesso testo, mi danno l'impressione che il libro voglia essere un allargamento di appunti concettuali. 

Se avesse scritto tutti piccoli brevi respiri contestualizzando bene il suo sentire avrebbe davvero creato una opera molto bella.

Tecnicamente: i tempi a volte non si sposano bene, le virgole sono in posti sbagliati, l'editing ahimè... pecca, i concetti non sono perfettamente puliti, per esempio: " [...] Nei suoi occhi leggo le scure sfumature della tristezza che vanno a lasciare pennellate di amarezza sul resto del viso[...]". Ho messo in evidenza l'uso del verbo che così duro e rarefatto crea un ostacolo alla lettura, se l'avesse sotituito con un semplice "lasciano", già la lettura sarebbe stata più scorrevole.

Ciò non toglie che il tema sia interessante e che l'idea con buoni accorgimenti poteva marciare meglio.

Invito comunque alla lettura di Filippo Gigante. Gli auguro di trovare la sua via e di mantenere il suo animo così pulito e bello.

Mi auguro di poter rileggere altre chiavi di lettura di F. Gigante, chiavi per la vita.

B. L.

Sarah

 

Scrittrice per ArteMuse Editore

D & M Gruppo editoriale

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