Francesco Dimitri

19.02.2013 16:47

Buondì lettori incalliti.

Oggi ospito nel mio blog con tanta tanta "contentezza" Francesco Dimitri, autore fantasy italiano. Di lui voglio ricordarvi i libri Pan e Alice nel paese della vaporità. Grazie alla lettura di quest'ultimo libro ho conosciuto il suo estro e la bellezza della sua scrittura. Non vuole essere definito un guru ma per chi ama leggere e scrivere fantasy da lui c'è sicuramente da imparare.

Buona lettura

 

-Ciao Francesco, come va in quel di Londra?

Molto bene, grazie.

-Il tuo blog recita "la carne, l'incato e il sogno", molto suggestivo. Cosa ti evoca?

Non so. A te cosa evoca?

-Ok... a domanda rispondo... Prima di tutto mi riporta alle pagine della tua "Alice nel paese della vaporità", e poi mi riporta a 3 essenze della vita, non l'avevo mai pensato ma se dovessi scegliere oggi sceglierei queste.

-Ho letto che a breve uscirà in Italia per Salani il tuo libro "L'età sottile", puoi darci qualche chicca in anticipo?                        

Parla di un sedicenne cui viene promessa la magia. Ma deve dare qualcosa in cambio. E’ un libro molto duro e realistico – proprio perchè parla di magia.

- Io ti ho scoperto con "Alice nel paese della Vaporità" e sono rimasta incantata. Amo trovare una fantasia come la tua, non stereotipata e mai uguale. Dove trovi la tua ispirazione? E quale è la tecnica per rendere al meglio uno stile come il tuo che si pone tra fantasy, steampunk e new weird, senza scadere nel ridicolo o nel banale?

Credo che l’ispirazione sia secondaria. Voglio dire, se le idee non ti vengono facilmente, perchè vuoi scrivere? Non è che prima decidi di scrivere e poi cerchi le idee... è il contrario, scrivi perchè hai voglia di raccontare qualcosa. Per il resto, di trucchi, accorgimenti, ne impari a migliaia, ma l’unica cosa che conta è rispettare le tue storie e i tuoi lettori. Se provi a essere brillante, o strano, o profondo, o divertente, a tutti i costi, tiri fuori roba senz’anima. Se ti siedi al tavolo e cerchi di fare del tuo meglio, di solito ci riesci.

-Credi che possa essere uno stile che prenderà ancor più terreno in Italia, dove spesso il nuovo è allontanato/bandito?

Sinceramente? Non lo so. Il pubblico c’è, ma è vero che la cultura italiana è conservatrice, e a volte in modo molto violento.

- Come ci si può confrontare con un buon editore di genere? Abbassiamo la cresta ai no, ai tagli o giriamo i tacchi e autopubblichiamo?

Io scrivo professionalmente dal 2004, e non ho avuto esperienze terribili. Ne ho avuta una brutta con Marsilio, ma anche in quel caso non aveva niente a che vedere con tagli o attacchi creativi: nel bene e nel male, mi hanno tutti lasciato libero di fare quello che credevo. In Salani, stessa storia, e stessa storia con la Castelvecchi, e con Gargoyle. Io scendo volentieri a compromessi, se sono nell’interesse del libro. Mi è capitato di riscrivere decine di migliaia di parole, dopo un confronto. Ma, se posso permettere un consiglio agli autori alle prime armi: nell’interesse del libro, non della pubblicazione. Voler pubblicare è sano, voler pubblicare a tutti i costi, no. Quindi, se un editor vi propone cambiamenti grossi, e voi, dopo averci pensato per un anno e un giorno, tanto da essere sicuri che non sia solo il vostro ego a parlare, siete ancora convinti che abbia torto, sentitevi liberi di mandarlo al diavolo.

- Caos e discordia dovrebbero far parte della tua vita di ogni giorno, visto il tuo credo. Ma raccontaci qualcosa di più. Lasciaci capire.

Più che da capire, c’è da sentire. Viviamo in una società molto ordinata, in cui, come notava Ramsey Dukes, scrivono sui pacchi di noccioline “attenzione: contiene noccioline”. Una società pulita, ordinata e priva di rischi è una società morta. Per essere vivi dobbiamo aprire la porta alla confusione, al rischio, all’incertezza. Non è un discorso intellettuale: basta correre nudi in un bosco, ogni tanto.

- Avresti probabilmente fatto il mistico se non fossi diventato uno scrittore, bene, descriviti da mistico, abiti, fisico...

Un cottage in un bosco. Non magrissimo, perchè credo nei piaceri della carne, in tutti. Jeans, scarponi, maglioni caldi d’inverno e t-shirt d’estate. Capelli rasati. Un paio di cani. Un sacco di libri. Una densa antipatia per chiunque mi considerasse un guru. Una gran simpatia per chiunque volesse venire a chiacchierare con me.

-Come fai a far collimare la tua testa, pardon la tua immaginazione, con il resto del mondo? Hai anche scelto delle nozze non conventional, cos'altro?

Lo faccio più facilmente in Inghilterra che in Italia. Sono una persona strana, vedo il mondo in modo strano, un modo che non tutti trovano condivisibile e alcuni trovano offensivo. Posso capirlo. Il mio handfasting è stato uno dei momenti migliori della mia vita: io e Paola non l’abbiamo ‘fatto strano’, l’abbiamo fatto come sentivamo. Credo che il punto sia uno: le convenzioni sociali, quelle che decidono cosa sia ‘strano’ e cosa ‘normale’ sono soltanto convenzioni. Utili da conoscere, a volte anche da usare, ma dobbiamo sempre ricordare che, alla fine, si tratta di un cumulo di balle. Siamo liberi di creare il nostro mondo, a patto che non siamo troppo pigri per farlo.

- Mi pare che sei perfettamente calato nei panni di uno scrittore"fuori dagli schemi" ma ami scrivere al silenzio, in campagna come Leopardi. Come potrebbe essere un vostro incontro? Un saluto e via?

Macchè: adoro Leopardi. Se lo incontrassi, lo riempirei di vino e cercherei di farlo parlare quanto più possibile. Per poi andare, in silenzio, a rimuginare su quello che mi ha detto.

- Hai un autore di riferimento, una specie di guru?

Moltissimi autori di riferimento, nessun guru. Tanto per fare un nome, considero Joss Whedon un maestro assoluto.

- Quattro info utili per scrivere un buon fantasy.

Scrivi di quello che sogni. Scrivi di quello che temi. Credi in quello che scrivi. Scrivi per gli altri.

- A proposito ma... la mitica frase "di libri non si vive" è ancora vera? Dobbiamo sempre pensare di associare un altro lavoro a quello artigianale della srittura?

Di scrittura si vive: io lo faccio. Devi essere disposto a scrivere tanto, e per tanti media diversi, ed è molto difficile riuscirci. Serve fortuna quanto talento. Però si fa. Chi dice che è impossibile sta solo trasformando la propria esperienza in regola assoluta.

-Ti sei cimentato nella scrittura in un'altra lingua, in questo caso cambia anche il modo di pensare le cose? (mi riferisco al fatto che per esempio l'inglese ha un lessico direi più "basico" rispetto a quello dell'italiano)

A dire il vero io trovo il lessico inglese molto più complesso di quello italiano; è la grammatica a essere più semplice. E questo genera meccanismi completamente diversi, scelte diverse, diversi modi in cui ‘recitano’ i personaggi. L’esercizio di pensare in una lingua diversa è una viaggio particolare: mette in dubbio tutto quello che pensi di sapere non solo sul mondo, non solo sulla tua narrativa, ma anche su te stesso.

- Proprio oggi mi è stata intimata querela per aver dato una recensione negativa a un libro che un autore emergente mi aveva proposto, il suo per intenderci. La sua idea è che io non avrei scritto critica costruttiva e per lui questo equivale a diffamazione e che avrei dovuto provvedere a toglierla o a modificarla, visto che in Italia ha già due pubblicazioni e vari titoli qua e là. Io ho risposto che è libero di querelarmi perchè il suo è un gesto di censura e la mia è espressione di libertà. Ti chiedo: può un autore, soprattutto se emergente, avere questo piglio? L'umiltà dove è?

Questo tizio fa ridere i polli.

(Grazie questo mi incoraggia molto)

-Suggeriscici un libro e salutaci come farebbe Zap...

Some kind of fairy tale, di Graham Joyce.

Fnord.

- Grazie per il tuo tempo

Grazie a te per il tuo!

 

Sarah

Scrittrice per ArteMuse Editore

D & M Gruppo editoriale

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