Narrativa-Romanzo

13.06.2013 15:55

Kristin Harmel

Ci risiamo, un libro che mi ha lasciato scontenta (visto il clamore che ha suscitato).

La storia è potenzialmente una bomba, sulla falsa riga di quella del film Titanic, ma il libro è privo di ritmo.  Se consideriamo la vecchietta che, più o meno smemorata, ricorda le sue disavventure, i nipoti che la aiuteranno a ritrovare il suo passato e un destino comune alla vecchia Rose di Titanic, non possiamo che vederne le similitudini.

L'idea di riportare alla luce il dolore che molti hanno dovuto sopportare a causa della Shoah è vincente di per sè. Ancora oggi a sapere ciò che è successo o solo ad immaginarlo attraverso i racconti o video o le foto non possiamo fare altro che rimanere atterriti ed esserne incuriositi allo stesso tempo.

La Harmel però a mio avviso avrebbe dovuto dare al libro un ritmo più incalzante che secondo me manca perchè, nonostante le apparenti difficoltà, alla fine tutto fila liscio così come deve andare. Mi è sembrato molto vicino alla cronaca di un viaggio o di una ricerca.

PECCATO.

Lei scrive bene, per questo  il libro l'ho letto in un paio di giorni, ma ero sempre lì alla ricerca del colpo di scena reale, quello che ti fa dire "cavolo"... invece è rimasto tutto piatto.

I personaggi, tranne le bizze della figlia della protagonista, si perdono in mezzo alle vicende senza una precisa caratterizzazione, a volte infatti li ho trovati banali e non è certo quello che ti aspetti quando leggi il libro di una blasonatissima autrice.

Una cosa che mi è piaicuta invece molto è la tenerezza della descrizione della vecchiaia quale contenitore della memoria, che a tratti mi ha fatto commuovere.

Se volete passare un paio di giorni in compagnia vi consiglio di leggerlo ma è lontano dagli "abnormi" complimenti che sono stati fatti al libro!!!

S.

 

10.06.2013 19:24
 

Jolanda Buccella

Oggi vi presento la recensione di una collaboratrice di SulleParole, Janette Sandoval, studentessa di lettere moderne che potete contattare all'indirizzo mail follettinasimpatica@gmail.com.

La sua è una recensione scrupolosissima.

Buona Lettura

 

Ho scoperto questo romanzo perché una mia amica una sera mi ha invitata a una presentazione a cui ha partecipato la sua autrice, non avevo proprio molta voglia di andarci perché di solito le presentazioni letterarie sono piuttosto noiose, invece l’ultima cosa che ho provato ascoltando Jolanda Buccella mentre parlava della sua Fortuna è stata la noia.

Il suo modo di parlare mi ha conquistata, attraverso il racconto di come è nato il suo romanzo ho avuto la sensazione di fare un viaggio bellissimo dal quale non volevo più fare ritorno, alla fine della serata mi sono avvicinata a lei, le ho fatto i complimenti e ho preso il suo libro.

Ho cominciato a leggerlo la sera stessa che l’ho acquistato e da quel momento in poi non me ne sono più separata fino a quando sono arrivata alla fine. La protagonista della storia si chiama J. ed è una ragazzina disabile affetta da spina bifida, una grave malattia neurologica, che tutti nel piccolo paese in cui è nata hanno soprannominato il buco della vita. Fin da bambina la piccola J. deve combattere contro l’ignoranza della gente che la considera figlia del demonio e l’indifferenza della madre Anita, una donna tormentata dai rimpianti perché ha dovuto rinunciare a tutti i suoi sogni giovanili per badare alla figlioletta malata. Perciò se J. non avesse avuto il calore dell’affetto dell’ amata nonna paterna, la vedova Umberta Prima Rizzutelli, donna forte e spregiudicata, non avrebbe avuto molti momenti felici da ricordare della sua infanzia. Nonna e nipote vivono un rapporto di estrema complicità fino a quando l’anziana donna si ammala e muore, lasciando la povera ragazzina in una grandissima disperazione. La scomparsa improvvisa della nonna è un colpo troppo duro per la giovane che si lascia trascinare nel tunnel dei disordini alimentari. J. trova la forza per reagire soltanto quando ormai è una donna adulta e si rende conto che sta sprecando la sua vita, allora decide di lasciare per sempre il piccolo paese di una sperduta provincia del sud dell’Italia per andare a vivere in una grande città. Parte per Roma con la speranza di poter ricominciare una nuova vita ma le cose non vanno bene, dopo un po’ di giorni si ritrova a vagare per le strade della capitale e soltanto l’incontro con un barbone di nome Benny le dà l’opportunità di scampare a un destino tragico. Così J. diventa Piccoletta la barbona e trascorre dieci anni lottando per riuscire a sopravvivere tra le mille miserie che regala la strada. Ormai è quasi allo stremo delle sue forze quando incontra Nadir, un misterioso pediatra ruandese, che decide di aiutarla a uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciata. Con il trascorre del tempo il rapporto tra l’uomo e la donna avrà un’evoluzione radicale e Piccoletta riuscirà persino a trovare la forza per rinascere ancora una volta nei panni più maturi di Fortuna.

Molto spesso leggendo questo romanzo mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi, mi è stato particolarmente difficile trattenere l’emozioni in alcuni passi perché l’autrice ha una scrittura estremamente emozionale, riesce a descrivere in modo magistrale tutte le emozioni che la protagonista vive nelle diverse fasi della sua esistenza, ma Fortuna non è l’unico personaggio ben riuscito della storia, ogni personaggio dalla tenera nonna Umberta, all’algida e distaccata Anita hanno qualcosa da raccontare ed è quasi inevitabile amarli o odiarli a seconda del ruolo che giocano nella narrazione. Ogni pagina di Fortuna è capace di regalarti delle emozioni inaspettate.

È un romanzo che non smetteresti mai di leggere, ti tiene incollata fino a quando non scopri come va a finire.

Jolanda Buccella dimostra di avere davvero un grande talento per la scrittura, non vedo l’ora di leggere un suo nuovo romanzo, sperando che possa essere pubblicato da una casa editrice che le permetta di essere più conosciuta a livello nazionale da tutti i lettori che sognano di leggere storie originali e piene di sentimento come Fortuna, il buco delle vite.

 

Fortuna, il buco delle vite edito da Ciesse edizioni collana green giugno 2012 codice ISBN libro 978 88 6660 0442 codice ISBN e-book 978 88 6600459 inoltre sul sito della casa editrice www.ciessedizioni.it sono disponibili le prime venti pagine da leggere!

26.04.2013 16:02

L'ultimo libri che ho acquistato di Erri De Luca è stato la mia ultima fatica.

Questo piccolo racconto è davvero PESANTE da leggere. Appena 70pgg ma molto molto noiose.

Come sia possibile che sia al meno alla sesta edizione?

A dire il vero verso la fine c'è una lenta ripresa, alcune pagine in cui si può respirare ma per il resto davvero non lo consiglierei per la lettura.

Erri De Luca è un bravo cantastorie e utilizza metafore e similitudini per spiegare il senso della vita e il senso dei rapporti tra gli uomini. Questa volta, ne Il peso della farfalla, gioca al paragone tra l'uomo e la natura. Il senso del libro è davvero molto interessante ma perchè l'ha dovuto spiegare così?

Il tono è dimesso e l'andamento della lettura diventa incalzante solo nelle ultime tre pagine. Così, per me, risulta eccessivamente monotono.

Certo è che a vincere in questo caso è sempre la natura difronte alle scelte degli uomini. La natura vive e vive l'adesso, il presente, incurante del resto, invece l'uomo è in grado di sfidare se stesso per l'intera sua vita pur di arrivare al suo scopo e si rende conto solo alla fine di essersi lasciato alle spalle il meglio.

Il peso della farfalla è questo, l'anelito dell'uomo a dominare tutto, un peso che prima o poi lo farà barcollare e cadere.

S.

03.04.2013 13:59

 

Irène Nèmirovsky

Se non avete idea di come vendicarvi con vostra madre o con la matrigna, sempre che ce ne sia bisogno, provate a leggere "Il ballo" e probabilmente qualcosa vi verrà alla mente.

In modo delizioso Irène Nèmirovsky descrive la trasformazione di un animo pacato in impavido e distruttore.

La figura materna è morbosamente spezzettata in tanti piccoli ruoli assurdi che di materno hanno ben poco, quella paterna è inesistente e quella filiale è oppressa.

La sedicenne Antoinette vive segregata in casa, studia in casa, gioca in casa, diventa adulta tra le quattro mure bianche di casa e guarda il mondo dalla finestra della sua camera.

Bella e pronta a sbocciare è trattenuta dalla madre, viscida e perfida donna essenza dell'apparire.

"Il ballo" è la vendetta rivelata che arriva quando meno te lo aspetti. Leggete questo piccolo racconto dal sapore dolce amaro, ritratto di un rapporto talora difficile, quello tra madre e figlia, che spesso ha ripercussioni nella vita adulta delle bambine.

Sarah

 

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Scrittrice per ArteMuse Editore

D & M Gruppo editoriale

L'intervista

20.03.2013 12:36
Oggi vi faccio conoscere un pò di Book Salad pensiero. Ho chiesto a Livio Sassolini, Editore di Book Salad, di spiegarci il punto di vista della sua casa editrice e di poter indirizzare i giovani autori che vorrebbero pubblicare. Ho scelto Book Salad per il rapporto immediato che ho avuto con il...
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